Acqualagna grazie ad alcuni siti archeologici presenti in città e nelle zone limitrofe, offre la possibilità di entrare in una realtà antica, dove la storia del passato rivive in reperti e documenti di autentica bellezza, di ispirazione per le nuove generazioni.
Ad attenderti all’interno della città ci sono diversi musei dove poter entrare e conoscere la vera storia della Capitale del Tartufo.
Età Repubblicana ed Imperiale (palazzo storico)
A Cortile porticato
B Magazzino di derrate alimentari
C Ambiente per la spremitura di uve ed olive
D Deposito per gli attrezzi agricoli
E Ambiente destinato alla tessitura
F Colombaia
Età Repubblicana
L’edificio di età repubblicana, sorto nel II sec. a.C. e distrutto da un incendio nel secolo successivo, presentava un ampio cortile porticato (peristilio) attorno al quale si disponevano, probabilmente su due piani, gli ambienti destinati ad abitazione, alla lavorazione ed allo stoccaggio dei prodotti agricoli, al deposito di attrezzi (gli ambienti relativi all’attività produttiva della fattoria sono stati riconosciuti sul lato est).
Età Imperiale
Già nella prima età imperiale sul sito fu costruita una nuova fattoria che si sovrappose parzialmente alle strutture precedenti, recuperandone parte delle tegole e delle pietre. Sono stati messi in luce due ambienti del lato occidentale: uno adibito a torcularium e l’altro, attiguo, con una vasca di decantazione. L’ambiente adibito alla spremitura di uva e, probabilmente, anche di olive, presenta la pavimentazione resa impermeabile con cocciopesto che risale verso le pareti, anch’esse rivestite con la stessa tecnica, tramite un cuscino con sezione a quarto di cerchio (pulvinus); rimangono inoltre il lapis pedicinus (cm 1, 29 X 54) cioè la pietra con gli incavi per l’alloggiamento degli arbores del torchio e la canaletta per il deflusso del liquido di spremitura.
Nel secondo ambiente è stata ricavata una vasca di decantazione, anch’essa rivestita di cocciopesto. Resti di canalette e di fistole plumbee fanno supporre l’esistenza di altre vasche negli ambienti attigui non scavati. All’interno del grande cortile porticato sono stati inoltre individuati i resti di due fornaci per laterizi a pianta circolare e con un diametro di circa 3 metri, impiantate sullo strato di crollo della villa repubblicana. Le strutture della villa rustica di età imperiale sono state riconosciute anche immediatamente ad ovest dell’area di scavo, al di sotto della moderna casa attigua, come attestano i materiali affioranti dal terreno circostante, fra cui mattoncini riferibili a pavimenti in opus spicatum.
Villa Colombara
A poco più di due chilometri ad ovest della Gola del Furlo, in località Colombara di Acqualagna, è stata individuata e scavata una villa rustica, edificata agli inizi del II secolo a.C. e utilizzata fin verso la fine del I secolo a.C., con una piccola parte ricostruita in epoca imperiale.
Il sito archeologico, individuato grazie ad una trincea effettuata per realizzare la fognatura di una casa, si trova a circa 400 m a nord della via Flaminia, in corrispondenza di un luogo leggermente rialzato ove è ancora presente una sorgente perenne. Il sito domina la piccola vallata del Candigliano e risulta ubicato sul margine della pianura alluvionale, probabilmente lungo un percorso preromano.
Le tre campagne di scavo realizzate dall’Università di Urbino dal 1995 al 1997, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica delle Marche e con il sostegno del Comune di Acqualagna e della Provincia di Pesaro e Urbino, hanno messo in luce due fasi di vita distinte, databili rispettivamente agli ultimi due secoli dell’età repubblicana ed all’età imperiale.
L’edificio era costruito con blocchetti di calcare locale (scaglia rosa del Furlo) lavorati abbastanza accuratamente, mentre le colonne del portico erano in travertino del Monte Nerone. La copertura,sorretta da una trabeazione lignea, era in tegole e coppi; la pavimentazione alternava la terra battuta a più solide strutture in mattoncini a spina di pesce o in cocciopesto.
Via Flaminia
Nei pressi di Acqualagna sono presenti resti archeologici pertinenti al tracciato dell’antica via Flaminia, la principale arteria di età romana nel territorio, aperta nel 220 a.C. da Gaio Flaminio per collegare Roma ad Ariminum (Rimini). La strada risaliva la vallata del Tevere fino agli Appennini dove, attraverso il favorevole passo della Scheggia (m 632), discendeva sul versante adriatico lungo la valle del Metauro fino a Fanum Fortunae (Fano) da cui proseguiva per Pisaurum (Pesaro) per giungere fino a Rimini con un percorso lungo la costa.
Essa ha rappresentato nell’antichità l’asse viario fondamentale per il collegamento tra Roma e l’Italia settentrionale, perché ad Ariminum (Rimini) si raccordava con le altre strade consolari costruite alcuni decenni dopo, fra cui la via Aemilia (187 a.C.), che attraversava la pianura Padana fino a Placentia (Piacenza) e la via Popilia (132 a.C.) che seguiva il litorale adriatico fino ad Hatria (Adria).
Museo Antiquarium Pitinum Mergens
L’Antiquarium comunale Pitinum Mergens, inaugurato nel 2002, è ospitato all’interno della vecchia sede del Municipio della città, in un edificio risalente probabilmente al XVI secolo.
Esso prende il nome dall’antica città romana, di cui quella moderna è l’erede, che si trovava presso Pian di Valeria, in località Pole, a circa 4 km dall’abitato attuale, in un’area già intensamente frequentata in età preistorica e protostorica.
Nell’Antiquarium viene descritto il territorio della città in epoca romana, evidenziando le località sede dei principali ritrovamenti quali, ad esempio, il teatro, tratti dell’acquedotto, resti di un edificio termale e di mosaici pavimentali. Viene inoltre sottolineato il ruolo fondamentale avuto dalla via Flaminia nella conquista militare e nella romanizzazione della zona.
La peculiarità di questo museo è quella di offrire al visitatore l’opportunità di conoscere dettagliatamente struttura, funzioni e materiali tipici di una fattoria romana tra l’età repubblicana ed i primi secolo dell’impero: infatti sono qui esposti i reperti provenienti dallo scavo della villa rustica rinvenuta in località Colombara di Acqualagna, indagata tra il 1995 ed il 1997 dall’Università di Urbino in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per le Marche.